Gianluigi Pellegrino sull’applicabilità della Legge Severino

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Resta ancora da sciogliere il nodo “applicabilità della Legge Severino” al nuovo Governatore della Campania Vincenzo De Luca, in quanto condannato dal tribunale di Salerno per abuso d’ufficio.
Il giurista Gianluigi Pellegrino sostiene che: “Lo statuto della Campania prevede una procedura complessa per le nomine del vice presidente e della giunta, nomine che devono passare attraverso due sedute in consiglio regionale, un voto di gradimento del consiglio sui nomi scelti dal presidente e una successiva nuova determinazione del presidente. Questo vuol dire che De Luca non può nominare in maniera automatica nessun vice che sia un suo alter ego alla guida della Regione”.

Poi il noto avvocato spiega: “Le Regioni hanno stilato gli statuti con un margine di autonomia che ha consentito in certi casi di puntare l’accento sul presidenzialismo e il governatore, e in altri sul parlamentarismo e il consiglio regionale. In Campania, quindi, De Luca dovrà sottoporre al consiglio regionale la nomina del proprio vice e quelle dei componenti della giunta. Il Consiglio dovrà esprimere un gradimento, non vincolante, ma parzialmente vincolante, perchè‚ qualora emerga dissenso, il neopresidente dovrà ripresentarsi al Consiglio e se decide di mantenere gli stessi nomi, motivare la scelta”. “Nel frattempo – prosegue Pellegrino – il presidente del consiglio dei ministri ha l’obbligo di legge di accertare l’incompatibilità di De Luca per la legge Severino e non può ritardare quest’atto doveroso per consentire a De Luca di avere un alter ego alla guida della Regione. Cosa che sarebbe tra l’altro impossibile per la lunga e complessa procedura prevista dallo statuto. Allora le soluzioni sono solo due: o si torna al voto, oppure serve un intervento normativo di urgenza che cambi la Severino oppure garantisca una guida vicaria alla Regione che però non sia espressione del presidente incompatibile. È davvero una grana istituzionale sottovalutata con imperdonabile leggerezza compiendo l’inaccettabile scelta di mettere il popolo contro la legge”.

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